Scrivere un libro dedicato a Metal Gear non è mai facile. L’enorme contesto narrativo della serie firmata da Hideo Kojima basterebbe, da solo, a spaventare i neofiti che tentano di districarsi in una timeline che si muove dagli inizi del Novecento al 2014. Non hanno avuto paura, invece, i giornalisti Denis Brusseaux, Nicolas Courcier e Mehdi El Kanafi, che hanno messo la firma su Metal Gear Solid – Un’opera di culto di Hideo Kojima, volume localizzato da Multiplayer Edizioni.
Una montagna di contenuti
Il volume dei tre autori è valido di tutte le attenzioni dei fan della saga non solo per la competenza con cui vengono trattate, anche sinteticamente, le tematiche della saga: a saltare all’occhio è anche e soprattutto l’enorme mole di contenuti, suddivisi in diverse sezioni, a cui è possibile accedere.
Il volume dei tre autori è valido di tutte le attenzioni dei fan della saga non solo per la competenza con cui vengono trattate, anche sinteticamente, le tematiche della saga: a saltare all’occhio è anche e soprattutto l’enorme mole di contenuti.
Dalle curiosità relative al background dei lavori sugli episodi, passando per gli approfondimenti sulle colonne sonore e per le riflessioni relative a tematiche e messaggi, che vanno da Metal Gear a Metal Gear Solid V: The Phantom Pain. Non manca, inoltre, l’intero riassunto delle vicende della saga, con una narrazione il più sintetica possibile (e molto ricca, ma anche molto critica, dedicata a MGSV) che va dalla nascita del Consiglio dei Saggi a FOXALIVE.
Uno spirito critico che fa bene ai videogiochi
Nella loro disamina, i tre autori non si risparmiano di dare sfogo al loro spirito critico, relativo sia alle migliori scelte compiute da Hideo Kojima, sia a quelle più discutibili (e in effetti più discusse). L’opera del design giapponese si presta in modo ideale a farsi scoprire, con episodi che, grattato via lo strato più superficiale, rivelano una straordinaria complessità e numerosi livelli di lettura, ma anche trovate che non hanno soddisfatto tutti.
In Metal Gear Solid – Un’opera di culto di Hideo Kojima vediamo il videogioco venire trattato finalmente come un medium di grandissima dignità, meritevole di una sua critica che sia capace di sviscerarlo nelle sue peculiarità.
Dal fanservice e la prolissità innegabili di Metal Gear Solid 4 (da me amatissimo) al vero dolore fantasma di The Phantom Pain che non sapremo mai se voluto o dovuto a lavori portati avanti in modo frettoloso – in Metal Gear Solid – Un’opera di culto di Hideo Kojima vediamo il videogioco venire trattato finalmente come un medium di grandissima dignità, meritevole di una sua critica che sia capace di sviscerarlo nelle sue peculiarità.
Un lavoro che Brusseaux, Courcier e El Kanafi fanno benissimo, riuscendo a dare i natali a un volume irrinunciabile per tutti i fan della serie di Hideo Kojima. Tra le sue pagine, il libro ripercorre i punti chiave della serie e riesce, soprattutto, a innescare ulteriori riflessioni in chi questo viaggio lo ha compiuto passo a passo, con Solid Snake e Big Boss, in tutti questi anni.
Questo articolo è comparso prima su StefaniaSperandio.com.